Scalinata della Cernaia è una delle scalinate storiche della città, molto pittoresca per la sua aria tra il rustico ligure e il parigino. Passando dalla sottostante via Prione, più d’una volta ci si può imbattere in gruppi di turisti occupati a cercarne l’inquadratura fotografica migliore, quasi si trattasse di un’opera d’arte: ed infatti è un monumento di verde che serpeggia tra le case su su fino ai Colli.
Anni fa ho scelto di vivere in questo luogo perché mi sono innamorata del suo aspetto campagnolo, dell’ombra e della frescura che i grandi alberi rigogliosi assicurano d’estate agli abitanti, ai passanti, a chi si siede a chiacchierare sulle panchine, a chi vi organizza pic-nic coi propri figli come un tempo si faceva fuoriporta; e mi sono innamorata anche dell’aria malinconica dei rami spogli d’inverno, che - perdendo spettacolarmente il fogliame in autunno - permettono al ‘popolo della scalinata’ di ricevere nelle proprie case luce e tepore nella stagione più fredda.
Questi alberi, circa una sessantina, sono patrimonio di tutti, una fonte di ossigeno contro l’inquinamento cittadino, un riparo contro le estati sempre più calde, una bellezza che merita cura e valorizzazione. Ma quale cura è stata prestata alle centenarie sophorae japonicae? Alcuni esemplari sono stati tagliati nel corso degli anni e mai sostituiti, e la potatura non avviene purtroppo a scadenza annuale (come si dovrebbe), col risultato che i rami crescono a dismisura ed entrano nelle case dalle finestre. E se ci sono state, e ci sono, richieste di intervento da parte degli abitanti, ciò non era e non è in direzione del taglio degli alberi ma della manutenzione corretta di questo bene comune, con potature e pulizie stagionali.
La notizia dell’esistenza di un progetto comunale di rifacimento della scalinata Cernaia che prevedrebbe anche il taglio dei ca. sessanta alberi che la adornano e la loro sostituzione con una vegetazione non ben precisata (magari a foglia perenne, condannando le nostre case al buio nella stagione invernale!), desta notevoli preoccupazioni e non può né deve incontrare - in questa forma drastica, e senza un dibattito - il consenso acritico dei cittadini.
Possibile che al crescente spirito verde ed ecologista della popolazione, alla voglia di cittadinanza condivisa e di orgoglioso recupero dell’identità e della memoria cittadine, chi ci amministra sappia rispondere solo con discutibili iniziative dall’alto, che - come nel caso della Cernaia - andrebbero a toccare pesantemente e irrimediabilmente le condizioni d’habitat e il volto di un luogo storico, utile e bello?
Perché dobbiamo rinunciare a tutto questo?
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