domenica 24 giugno 2012

Gli alberi classificati C-D in Scalinata Cernaia: che fare?

La Demetra Coop. Soc. a r.l. – Via Visconta, 75 - 20045 Besana Brianza (MI), incaricata oltre un anno fa dal Comune della Spezia di monitorare col metodo VTA (Visual Tree Assessment) gli alberi di Scalinata Cernaia, ha classificato gli alberi del sito secondo le categorie sotto esposte. Ferma restando la necessità di sopprimere, a quanto pare, e SOSTITUIRE, le piante in categoria D, non si vede per quale motivo l’Amministrazione intenda sopprimere anche le piante in categoria C-D, forse perché – avendo colpevolmente fatto trascorrere oltre un anno dal monitoraggio e non avendo provveduto al necessario lavoro di potatura e messa in sicurezza delle piante - ritiene che tutti gli alberi C-D siano nel frattempo passati alla categoria sottostante? Desumo il prossimo taglio degli alberi in categoria C-D dal fatto che non siano stati contrassegnati dal bollino rosso salva-vita fatto apporre dal Comune sugli alberi che scamperanno alla strage.

Failure Risk Classification:
A
Vengono inseriti in questo gruppo tutti i soggetti che non manifestano difetti di forma, degni di nota, riscontrabili con il V.T.A., né significative anomalie rilevabili strumentalmente. I rischi di schianto e caduta sono legati ad eventi statisticamente non prevedibili.
B
Su queste piante l'osservazione visiva (V.T.A) e l’indagine strumentale hanno rilevato lievi difetti di forma e piccole anomalie strutturali. I rischi di schianto e caduta sono riconducibili a quelli gruppo A, tenendo presente che i lievi processi degenerativi e le anomalie morfologiche possono aggravarsi nel tempo.
C
In questi soggetti si sono rilevati significativi difetti di forma e/o strutturali verificabili strumentalmente. Si prevede un ulteriore aggravamento delle anomalie riscontrate nel breve periodo. Questi alberi potranno passare in una categoria di rischio statico più elevata.
C-D
In questa categoria vengono inserite le piante che presentano gravi difetti a livello morfologico e\o strutturale. L’abbattimento di questi soggetti può essere evitato intervenendo con opportune operazioni finalizzate alla messa in sicurezza degli stessi (riduzione della chioma, consolidamento, etc...).In mancanza degli interventi sopra citati la pianta è da ascriversi tra i soggetti di classe D.
D
Fanno parte di questa classe tutte le piante che per difetti morfologici e strutturali riscontrati devono ascriversi alla categoria statisticamente ad alto rischio di caduta e schianto. Per questi soggetti la cui prospettiva di vita è gravemente compromessa ogni intervento di risanamento risulterebbe vano. Le piante appartenenti a questo gruppo devono essere sostituite.

L’art. 9 della Costituzione e Scalinata Cernaia

Sono uscita arricchita e con la mente in fermento dalla bella conferenza del Prof. Salvatore Settis, “Democazia e/è territorio”, tenutasi al Centro Allende stamattina alle 11:00, nel quadro della manifestazione “Parole di Giustizia”, che è in corso alla Spezia.

Il prof. Settis ha ribadito la complessità della nozione di Paesaggio (indissociabile da quelle di Territorio e Ambiente), l’essere il Paesaggio un bene comune da preservare e tutelare nella sua dimensione storica anche per le generazioni future, e ha sottolineato la difficoltà di difendere tali diritti a causa della giungla legislativa e amministrativa italiana, che vede tra l’altro ministeri e istituzioni diversi non collaborare ma spesso confliggere nei compiti di tutela sanciti dalla nostra Costituzione. L’art. 9 recita infatti: “La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione.”

Alcuni dati forniti da Settis, come ad esempio il fatto che, a fronte di una natalità dello 0,4%, nel nostro paese si edifichino in media 161 ettari al giorno, con una mole annuale di cementificazione che equivarrebbe a un appartamento di 38 vani per ogni nuovo bambino, fanno capire che il territorio è erroneamente inteso come una risorsa passiva, inesauribile, mentre noi sappiamo che così non è: viviamo in territori sempre più urbanizzati, omologati, de-storicizzati, scempiati. Se tanto dissennato edificare non è riuscito a salvare la nostra economia, significa – osservava Settis - che l’edilizia non è un motore economico, anche perché essa serve in molti casi a provocare soltanto benefici fiscali, ad alimentare clientelismo, corruzione e connivenze mafiose, restando poi clamorosamente invenduta, vuota, inutilizzata. Solo una democrazia reale, l’esercizio di una cittadinanza attiva possono in qualche modo tentare di imporre un cambiamento.

I cittadini devono vigilare ed esprimere la loro volontà. Settis ha ricordato un nostro padre Costituente, Giuseppe Dossetti, il quale, non ancora sacerdote, lottò senza successo per includere tra gli articoli della nostra Costituzione quello che doveva essere l’art. 3 e che così recitava:  “La resistenza, individuale e collettiva agli atti dei pubblici poteri, che violino le libertà fondamentali e i diritti garantiti dalla presente Costituzione, è diritto e dovere di ogni cittadino. È questo l’abituale principio della resistenza, logico corollario dei due articoli precedenti.”

La  resistenza collettiva di fronte alle violazioni di quanto garantito dalla Costituzione, quindi anche della tutela del paesaggio e del patrimonio storico e artistico, è un irrinunciabili diritto-dovere di ognuno di noi.

E adesso parliamo di cose nostre: nella nostra città è stata approvata dal Comune una delibera di rifacimento delle scalinate Quintino Sella e Cernaia, con stanziamenti di 200,00 € per la prima e 600,00 € per la seconda. Quella della Cernaia è una splendida scalinata del 1904, con alberi storici di rara bellezza. Se ne prevede lo scoperchiamento totale e il rifacimento, se pure con l’assicurazione di riutilizzo (per quanto possibile) dei materiali esistenti. L’opera prevede anche l’abbattimento degli alberi (quasi tutti!) e la loro sostituzione con giovani esemplari. Il Comitato “Salviamo gli Alberi della Cernaia”, costituito da semplici cittadini, ha più volte manifestato il suo dissenso, chiedendo che gli alberi vengano piuttosto messi in sicurezza, dove necessario, per rispetto alla loro storicità e monumentalità, ma ci stiamo scontrando contro un muro di gomma.

E come confidare che i lavori di “rifacimento” vengano eseguiti nel pieno rispetto delle caratteristiche attuali, risalenti a inizio Novecento, quando (tanto per fare un esempio) - passando da via Prione davanti alla costruenda Scalinata Quintino Sella - si può “ammirare” il nuovo muretto corrimano di destra, realizzato con un finissage di arenino, rasato ben bene e di colore bianco? Edilizia spicciola e pasticciona, a fronte del vecchio muro di sinistra (passate a dirgli addio prima che sparisca!) che ha l’unico “difetto” di testimoniare il trascorrere del tempo, di parlare del passato. Ma la memoria forse fa male ed è meglio circondarci di scenari anonimi, omologati, insignificanti, intorno a quali è impossibile ricostruire un senso di appartenenza. Forse è questo che ci volevano dire parlando di Spezia come “città che diventa grande”? Spazzare via ogni traccia del passato? Rifare invece di restaurare?

Molti cittadini hanno già il dente avvelenato per la sostituzione della tettoia Liberty di piazza del mercato con l’obbrobrio mastodontico che offende i nostri occhi ogni giorno, per Piazza del Bon privata della sua ombra e ridotta a una maquette da scenarietto virtuale (vengano i nostri amministratori, a ferragosto, ma in minigonna o in calzoncini corti, a sedersi sulle panchine a strisce metalliche, e faranno la fine di San Lorenzo sulla graticola, visto che sono stati scelti appositamente alberi senza chioma!), e per molte altre “grandezze” (da una parte le Terrazze, dall’altra il manifesto gigante della Confcommercio a difesa dei piccoli commercianti…; per non parlare della grande “spada” sproporzionata del molo Mirabello che ci ha privato per sempre della percezione del braccio destro della costa e che offende di notte, con le sue luci oscene, il buio del golfo, forse l’ultimo residuo di poesia dei luoghi che ancora rimaneva alla città).

Dicevo: molti cittadini hanno già il dente avvelenato. Credo che (anche) sulla Cernaia si giochi la credibilità dei nostri amministratori e tecnici circa la “Tutela del paesaggio e del patrimonio storico e artistico” garantita dall’art. 9 della Costituzione: c’è da auspicare che la cittadinanza vigili affinché questo pezzo della nostra storia rimanga tale e non si trasformi in un insulso rifacimento post-moderno.
Paola Polito
Comitato “Salviamo gli Alberi della Cernaia. No al taglio!”